È da qualche anno, ormai, che noi occidentali abbiamo mutuato dall’Oriente il concetto di lanterna: che sia volante o galleggiante, il suo fascino spirituale e psicologico, oltre che estetico, ci ha letteralmente conquistati, tanto che molti dei nostri eventi sono decorati attraverso questi espedienti di luce. Non solo: sono in tanti, a Capodanno, a preferire questo tipo di alternativa ai classici botti che, come è noto, oltre ad inquinare l’ambiente sono pericolosi e altamente disturbanti per gli animali domestici.
Ma da dove viene il culto per le lanterne, esattamente, e qual è il loro ruolo originario, in patria?
Le lanterne giapponesi galleggianti
Come è facile immaginare, la funzione delle lanterne all’interno della cultura orientale e, in particolare, giapponese, è ben definita e specifica: non si tratta di qualcosa di decorativo ma, anzi, di molto più intenso a livello spirituale.
Si usa, infatti, far volare o galleggiare queste sorgenti di luce accompagnate da una dedica o una frase che, si immagina, possa raggiungere un defunto nell’aldilà. La luce è quella che si spera illumini eternamente il viaggio della persona scomparsa, la frase una sorta di “messaggio nella bottiglia” volto ad attraversare il mondo materiale per approdare in quello immateriale.
Con il passare del tempo, naturalmente, anche nelle terre d’oriente questi oggetti hanno cominciato ad essere utilizzati come elemento decorativo, ma sempre in duplice accezione: la fiammella che accompagna le lanterne è diventata un percorso di luce per adornare i punti più nascosti dei giardini zen, ad esempio, un po’ come per mettere in evidenza dei percorsi interiori da fondare sull’esplorazione totale del sé, senza fermarsi a ciò che si vede più facilmente e, quindi, inevitabilmente, alla superficie.
Insomma, tanti sono gli utilizzi che si possono fare di queste decorazioni così particolari, traendo spunto dalla reale “missione” originaria per donar loro un ruolo molto più intenso della semplice estetica, anche ai nostri eventi o nelle nostre case.
